Ogni ottobre torniamo a parlare di cybersecurity. Conferenze, webinar, post sui social che ci ricordano di cambiare le password e fare attenzione alle email sospette. Ma quest’anno proviamo ad andare oltre il solito decalogo di best practices che tutti conosciamo (e molti ignorano).
La Superficialità della NON Consapevolezza
Il problema della cybersecurity awareness non è che se ne parli troppo poco. È che se ne parla male. Ci siamo abituati a un approccio superficiale: “attenzione a questo”, “non cliccare quello”, come se la sicurezza informatica fosse solo una questione di prudenza personale e non un ecosistema complesso di vulnerabilità sistemiche, supply chain compromesse e minacce persistenti avanzate.
La verità scomoda è che mentre discutiamo di password robuste, i criminali informatici più abili (quelli per definizione #BlackHat) stanno sfruttando vulnerabilità zero-day sconosciute compromettendo infrastrutture critiche, rendendo invisibili le loro attività.
Le Minacce di cui Nessuno Parla Abbastanza
Shadow IT e la Superficie d’Attacco Invisibile
In ogni organizzazione esiste un’infrastruttura IT parallela, quella non autorizzata: servizi cloud sottoscritti con carte di credito personali, API integrate senza approvazione, container Docker dimenticati in esecuzione su qualche server di sviluppo. Questo cosiddetta shadow IT rappresenta una superficie d’attacco che nessun CISO può mappare completamente, perché semplicemente non sa che esiste.
La Fragilità delle Dipendenze
Il recente incidente di XZ Utils ci ha ricordato una verità inquietante: il software moderno è costruito su fondamenta mantenute da volontari spesso anonimi. Un singolo maintainer compromesso può iniettare backdoor in librerie utilizzate da milioni di sistemi.
L’Inganno della Segmentazione
Molte aziende credono di essere protette perché hanno implementato la segmentazione di rete. Ma la segmentazione tradizionale basata su VLAN e firewall perimetrali crolla di fronte a tecniche movimento laterale sofisticato e apparentemente inoffensivo. Gli attaccanti moderni si muovono attraverso protocolli legittimi, abusando di credenziali valide rubate, rendendo inefficaci i controlli perimetrali tradizionali.
Dal Compliance alla Resilienza
Ecco un altro tema scomodo: la compliance non equivale alla sicurezza. Puoi essere perfettamente conforme a ISO 27001, GDPR, NIS2 e comunque essere vulnerabile. La compliance ti dice cosa dovresti fare; la sicurezza reale richiede di capire come gli attaccanti pensano, come si muovono, e come persistono nei sistemi compromessi.
La vera consapevolezza sulla sicurezza informatica dovrebbe portarci a comprendere che:
- La prevenzione assoluta è un mito: assumeremo sempre che sia questione di “quando”, non “se”, verremo compromessi
- Il rilevamento rapido vale più della difesa perfetta: ridurre il dwell time (il tempo che un attaccante resta inosservato nella rete) da mesi a giorni o ore fa la differenza tra un incidente gestibile e un disastro
- L’analisi forense e la threat intelligence sono competenze strategiche, non attività reattive post-incidente
Costruire Competenze Reali, Non Solo Awareness
La consapevolezza superficiale non basta più. Le organizzazioni hanno bisogno di persone che capiscano davvero come funzionano gli attacchi, che sappiano leggere i log di un SIEM con occhio critico, che possano condurre threat hunting proattivo, che comprendano le tecniche MITRE ATT&CK non come una lista da memorizzare ma come un framework operativo.
Servono professionisti che sappiano sporcarsi le mani con analisi di malware, reverse engineering, penetration testing reale (non quello automatizzato con scanner), incident response sotto pressione. Competenze che si costruiscono solo attraverso esercitazioni pratiche, scenari realistici, simulazioni di attacchi reali.
È qui che approcci formativi hands-on, come quelli proposti da programmi quali SmartCyberLabs, fanno la differenza. Non più solo teoria o certificazioni da memorizzare, ma laboratori pratici dove si analizzano minacce reali, si costruiscono difese, si testano le proprie capacità in ambienti controllati ma realistici. Perché la cybersecurity si impara facendo, non solo studiando.
Ottobre DEVE Essere l’Inizio … Se sei una SCUOLA Approfitta dell’Avviso che promuove la realizzazione di laboratori innovativi e avanzati per lo sviluppo di specifiche competenze tecniche e professionali connesse ai relativi indirizzi di studio, nel caso specifico un laboratorio professionalizzante in ambito Cyber Security d’avanguardia.
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